mercoledì 17 novembre 2021

L'elogio della pigrizia

 “Un uomo non è pigro se è assorto nei propri pensieri; esiste un lavoro visibile ed uno invisibile.”

Victor Hugo

pigrizia



La pigrizia come male

Il concetto della pigrizia, del non far niente è da sempre legato, nei nostri schemi mentali e nella nostra tradizione a qualcosa di malevolo. 

L'ozio è il padre dei vizi

Chi non ha mai ascoltato o letto questa massima che ci sprona ad essere sempre attivi, a non fermarci e viaggiare  al massimo della produttività.
 

Qualè la punizione per coloro che contravvengono a questo stile di vita?

La minaccia è grave: incappare in una serie di vizi che ci porterebbero alla dannazione.

I messaggi che ci vengono proposti sono diretti tutti nella direzione di una super efficienza.
Le raccomandazioni sono sempre le stesse, dallo svegliarsi alle 5 del mattino a tenere liste ordinate delle cose da fare, a essere sempre concentrati e focalizzati sugli obiettivi.

La pigrizia intesa come astensione dalle nostre occupazioni è ritenuta il male assoluto.

Di contro la nostra società è densa di problemi di ordine psicologico e di stress, dato che smentisce l'idea della superproduttivittà.

Perché allora non rivalutare la pigrizia?

relax


Non   intendo certo una vita passata ad oziare a vedere Lucifer o Suits su Netflix o passare il tempo a leggere i nostri libri preferiti o peggio ancora stare attaccati al telefonino passando da Facebook a Instagram o a Pinterest.

L'accidia dantesca

La pigrizia che intendo non è nemmeno riferibile all'accidia.

L'accidia è la totale mancanza di volontà, il rifugiarsi nel non fare niente. Un concetto che per la religione cattolica è la negligenza assoluta soprattutto a far e del bene, tanto che è considerato un dei sette peccati capitali. 

Per questa ragione Dante pone gli accidiosi nel Purgatorio con la pena di essere in perenne corsa.

Il mio concetto di pigrizia è un altro, vuol dire prendersi delle pause anche lunghe dalle nostre occupazioni.

L'otium latino

Un concetto molto vicino all'otium dei Romani.

Per il mondo latino l'otium si contrapponeva al negotium.
Il negotium lo possiamo assimilare alle nostre attività giornaliere, al lavoro e agli affari. L'otium è la parte dedicata a noi stessi, all'introspezione, alla meditazione, al sapere.

Diverse le sfumature dell'otium tra i vari pensatori latini.
Se per Cicerone era necessario un giusto bilanciamento tra negotium e otium, per Orazio l'otium era la sola via alla felicità.

Nel corso dei secoli questo concetto di otium si è perso trasformando l'ozio come atteggiamento apatico, pigro e portatore di sventura e padre dei vizi come recita il proverbio.

L'ozio al tempo di oggi

La frenesia dei nostri giorni, il tenere ogni spazio di tempo occupato bombardati da mail, notifiche dei sistemi di messaggistica ci fanno perdere il contatto con noi stessi e con il nostro essere.

Sospendere i momenti di negotium, bilanciarli con l'otium, con l'introspezione credo possa esssere la scelta giusta.

Le mie scelte di pigrizia


accidia


Per questo nella mia routine giornaliera ho ritagliato degli spazi da dedicare a me stesso. Il primo è poco dopo la sveglia. Mi fermo a meditare, anche per pochi minuti. Mi concentro sul mio essere, cerco di esprimere gratitudine per il nuovo gorno che mi è stato concesso. Un altro momento del genere lo riservo per la sera. Poco  prima di andare a letto mi soffermo a ripercorrere i momenti della giornata e guardare al'interno di me stesso.

Un altro momento di otium è quello che dedico alla lettura dei saggi di neuroscienze, dei libri di storia in particolare quelli dedicati a Napoleone e a qualche giallo.

Un altro modo per distaccarmi è quello di dedicarmi alla cura dei miei siti e blog

In tale manieraa cerco di non appiattirmi solo sul lavoro, sulle incombenze, sugli impegni. Passare all'otium per me significa svuotare la mente, aprire una connessione con me stesso.

Per concludere, bsta cub delle 5. AM, basta con le corse insensate, con l'agenda sempre piena. 



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