martedì 15 marzo 2016
Elettricità
venerdì 18 aprile 2014
18 aprile 1955 muore Albert Einstein
Einstein ha rivoluzionato la fisica proponendo con la sua teoria della relatività un altro modello possibile oltre a quello classico Newtoniano.
Un'intuizione formidabile che lo eleva al di sopra di tutti gli altri uomini di scienza che pure furono tanti nel tempo in cui visse.
Einsteinnon fu solo un grande scienziato.
La popolarità, la fama non lo cambiarono. Egli rimase un uomo semplice.
Un unico rimpianto fu quello di aver scritto al Presidente Roosevelt informandolo della possibilità dell'impiego a scopi bellici dell'energia atomica, invitando il Presidente stesso a incentivare le ricerche in tal senso.
Dopo la fine della guerra Einstein, ammise di aver sbagliato a inviare quella lettera, visto l'eccidio di Hiroshima e Nagasaki, ma giustificò il suo gesto con il timore che la bomba atomica potesse finire nelle mani di Hitler.
Einstein morì il 18 aprile 1955. Il giorno prima si era sentito male. Era scoppiata l'aorta addominale, già operata 7 anni prima per un aneurisma.
Einstein non volle sottoporsi ad un'altra operazione chirurgica. Queste le sue parole:
" Voglio andare quando voglio. E' innaturale prolungare la vita artificialmente. Ho fatto la mia parte, ora è il momento di andare. Lo farò con eleganza".
Si spense così a 76 anni un uomo il cui nome è sinonimo di genio
domenica 4 gennaio 2009
Fitness mentale:allena il cervello per mantenerlo giovane
elastica ed efficiente.Oggi per ottenere ciò ci viene in aiuto la
Neurobica che , con esercizi mirati, allena il cervello come facciamo
in palestra con i muscoli.
La considerazione da cui si deve partire è che dobbiamo mettere in
moto l'emisfero cerebrale che di solito è poco impegnato, uscendo
fuori dagli schemi in cui, per comodtà, ci ingabbiamo ogni giorno.
Compiamo quotidianamente sempre gli stessi gesti, nello stesso ordine,
come in automatico.Poi un bel giorno, all'improvviso ,non ricordiamo
più se abbiamo preso la medicina o fatto i salvataggi al computer, ci
confondiamo, non riusciamo a rammentare se quel gesto l'abbiamo fatto
oggi o il giorno prima. Oppure in auto, senza pensarci, imbocchiamo la
strada che percorriamo ogni giorno anche se invece dobbiamo andare in
un posto diverso.
Per rimediare dobbiamo far lavorare il cervello in modo alternativo:
ad esempio usando, nel maggior numero di gesti quotidiani, la mano
opposta a quella dominante, spostando gli oggetti sulla scrivania o in
casa,perchè se una cosa non è più al suo solito posto il cervello deve
fare uno sforzo per rendersi conto della nuova posizione, cambiando
ogni tanto percorso quando andiamo al lavoro o a fare la spesa. Quando
abbiamo un pò di tempo, poi, avventuriamoci in una zona della città
che non conosciamo, senza cartina: il cervello si attiverà per
ricordarsi punti di riferimento se dovessimo perderci.
L'eserizio più divertente e che dà risultati sorprendenti è quello del
cambio d'identità. Immaginiamo di essere una persona diversa, diamoci
un nome che ci piace e anche gusti e caratteristiche diverse dalle
nostre e agiamo come se fossimo davvero questo nostro alter ego.Questo
"gioco delle parti" ci porterà a relazionarci con gli altri in modo
diverso, a scoprire lati insospettabili del nostro carattere e
attiverà in noi anche la capacità di affrontare e risolvere svariati
problemi, considerandoli da un altro punto di vista.Posssiamo creare
da soli nuovi esercizi e a ogni nuova sfida il cervello sfrutterà al
meglio le sue capacità. Provare per credere.
lunedì 13 ottobre 2008
Alzheimer: il morbo dei morti viventi
Parlo ancora dell’Alzheimer, questa terribile malattia, un pò per sfogo un pò per farla conoscere a quei pochissimi che mi leggono.
All’inizio sembra che tutto sia quasi normale, noti qualche dimenticanza in più, oppure senti ripetere da chi ti sta vicino sempre la stessa cosa incessantemente.Non ti preoccupi più di tanto, pensi che in fondo un pò di memoria sia naturale perderla.Poi le cose peggiorano, noti che anche le cose più elementari diventano difficili, diventa un’impresa adoperare il telefono o fare un caffè.La cosa terribile è che non c’è niente da fare;non si torna indietro.
Cominci allora a preoccuparti e cominciamo i consulti dai medici. Scopri che è difficile diagnosticare l’Alzheimer. Ti spiegano che la certezza ti potrà venire solo dopo la morte analizzando il cervello. E allora?
Allora il malato viene sottoposto a dei test, domande semplici e banali per verificare in maniera indiretta la presenza della malattia.Alla fine il responso.
Da quel momento impari che non esistono medicine, che non si guarisce.
La malattia non si ferma, i ricordi diventano sempre più sfocati, il malato non riconosce più dove abita, non ricorda il nome dei suoi cari, comincia a rispondere senza senso.
Poi non ti riconosce più, parla con la tv.Comincia a divorare qualsiasi cosa capiti a tiro commestibile o non.
Gli occhi comiciano a perdere quel barlume di vita.
Alla fine ti ritrovi con una persona che in fondo è come un bambino di pochi mesi, che non ti sa dire perchè piange, a cui devi cambiare i pannolini e che la notte non dorme.
E’ difficile resistere accanto a persone con l’Alzheimer, la stanchezza sembra non toccare il malato, ma deprime chi lo assiste.Nessuno ti aiuta, anche meritorie associazioni, possono poco.
Credo che solo chi ha avuto un’esperienza simile possa capire cosa dico.La realtà è veramente molto più brutta di qualsiasi racconto.



